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Sede Via di Balatro

Ospita la scuola dell'Infanzia “Bruno Cocchi”

Descrizione

Bruno Cocchi (1920-2003) antifascista, Sindaco a Bagno a Ripoli dal 1956 al 1975.

La sua Amministrazione fu fortemente caratterizzata dal principio di rinnovare nella continuità e dalla convinzione che era necessario lavorare ad una generale ricollocazione del ruolo politico delle istituzioni locali, seguendo i principi della nuova Costituzione repubblicana e ad una forte rivalutazione del ruolo delle autonomie e del rapporto tra Enti Locali e cittadini amministrati.
Per Bruno Cocchi orientamenti ideali e azione costruttiva non hanno mai costituito comparti separati ma anzi è stata una sua peculiare qualità l’attitudine spiccata a tradurre in livelli superiori di vivere civile, il controllo e la promozione del territorio ovvero la capacità di utilizzare sapientemente strumenti urbanistici, legislativi, regolamentari per ottenere quello che oggi viene definito “sviluppo sostenibile”.
Il periodo di guida del Comune vide anche l’intensificazione della battaglia per la pace fra i popoli e le nazioni, per fare delle istituzioni locali dei presidi contro il ritorno di guerre e conflitti e in questo quadro si inserisce il gemellaggio con la città francese di Le Plessis Robinson e la sua amicizia con Giorgio La Pira e con quanti promossero iniziative di pace e di dialogo.
Sotto la sua amministrazione furono operate scelte molto impegnative che rispondevano alle richieste sempre crescenti di servizi sociali. Stava maturando in quel periodo, e Cocchi la colse, la consapevolezza dell’inscindibile legame esistente tra livelli retributivi e presenza sul territorio di servizi in grado di assicurare un alto livello qualitativo della vita. A Bagno a Ripoli prevalse quindi la scelta di costituire servizi di uso collettivo come scuole, strutture sanitarie, rispondenti a i bisogni emergenti che erano legati ai mutamenti nei rapporti familiari e sociali e sicuramente l’approvazione del PRG nel ’64 favorì la realizzazione di strutture da adibire a usi sociali e culturali.
Per quanto riguarda l’impegno dell’Amministrazione Comunale nella scuola gli anni ’60 segnarono una svolta profonda; fu allora infatti che il Comune iniziò a sviluppare nei confronti della scuola un impegno che andava ben oltre l’applicazione del T.U. del 1934 che riservava ai Comuni solo l’obbligo di fornire i locali per uso scolastico, il materiale didattico, il riscaldamento, l’illuminazione, il personale di custodia.
Cocchi intuì l’importanza del rapporto scuola-territorio dando a questo aspetto un nuovo valore e ponendo in primo piano il ruolo attivo che gli enti locali – rappresentativi della comunità – potevano svolgere nel settore dell’educazione.
Il Comune infatti maturò la consapevolezza che, essendo esso stesso l’istituzione che rappresentava le istanze più immediate dei suoi cittadini, non si poteva limitare alle funzioni di fornitura previste dal Testo Unico ma che il ruolo dell’Ente Locale doveva essere quello di promozione sociale, culturale e democratica.
Furono numerosi in quegli anni i Consigli Comunali che si occuparono dell’argomento scuola, in un contesto di profonde trasformazioni economiche e sociali e di vivace dibattito politico. Il Comune condusse una intensa attività per superare gli ostacoli ed ottenere i finanziamenti necessari per dotare il territorio di servizi ad uso collettivo; furono battaglie impegnative che ottennero l’appoggio popolare e il dibattito fu portato in tutte le frazioni del comune attraverso frequenti assemblee pubbliche.
L’amministrazione puntò inizialmente al potenziamento degli interventi per gli edifici scolastici operando di conseguenza una progressiva smobilitazione delle scuole rurali, dove si concentrava il fenomeno delle pluriclassi. Fu una operazione complessa: in poco più di dieci anni furono costruite nuove scuole nel territorio a fondovalle per eliminare il fenomeno dei doppi turni (soprattutto nelle frazioni di Grassina e Bagno a Ripoli) e del sovraffollamento delle classi.
A Bagno a Ripoli stava maturando la scelta strategica di puntare sulla qualità ed anche gli interventi edilizi avevano come contesto quello di una complessiva qualità di tutto il sistema scolastico. Chiudere le scuole rurali significò inoltre per il Comune altri impegni economici ed organizzativi: la predisposizione di un adeguato servizio di trasporto scolastico e, nei casi in cui l’orario lo rendesse necessario, di mensa. La costruzione di nuovi edifici tenne conto non solo delle esigenze quantitative di sicurezza ma anche delle necessità didattiche dettate da una nuova concezione della scuola che richiedeva ambienti adeguati per lo svolgimento di attività pratiche, ludiche, sociali, che rendessero più direttamente partecipi i bambini al loro percorso di formazione.
Bruno Cocchi seppe cogliere e recepire gli stimoli che venivano dal Direttore Didattico di quel periodo, Marcello Trentanove, che conferì alle prime attività attuate dal Comune il sostegno della sua competenza e contribuì in maniera decisiva a precorrere un nuovo modello di scuola che tendesse a superare la figura dell’insegnante unico di classe, a prolungare il tempo scuola e a considerare l’inizio del processo di formazione a partire dalla scuola dell’infanzia.
Il rapporto di collaborazione fra Ente Locale e Direzione Didattica poteva quindi avvenire su nuovi livelli con la consapevolezza che il momento pedagogico-didattico è di competenza della scuola, ma anche con la volontà di realizzare un intervento educativo integrato in cui Comune, Scuola e territorio collaborassero. Infatti, oltre ai servizi sopra ricordati, il Comune inserì proprio personale nell’attività educativa e scolastica in appoggio al tempo pieno e ad altre attività integrative. Tutto questo nella convinzione che il concetto di assistenza scolastica dovesse essere superato a favore del concetto di diritto allo studio. Coerentemente quindi gli interventi nel campo dell’edilizia scolastica, dei trasporti e della mensa erano finalizzati a favorire la sperimentazione di nuove modalità organizzative e didattiche delle quali avrebbero giovato tutti i bambini.
L’Amministrazione, stimolata dai suoi cittadini, contribuì ad attuare una gestione sociale della scuola prima ancora che questo venisse legiferato dal D.P.R. n.416 del 1974 che istituì gli Organi Collegiali: i genitori, stimolati da Scuola e Comune si organizzarono in comitati, ci si cominciò ad occupare di problematiche educative (il tempo pieno, la scuola dell’infanzia pubblica, la continuità tra i diversi ordini di scuola, l’uso del libro di testo e di testi alternativi, le tematiche dell’ handicap, l’aggiornamento degli insegnanti, il rapporto scuola e territorio ecc.).
Di fronte all’aumento consistente dell’impegno dell’Ente Locale per la scuola, nell’organico del Comune fu istituita una nuova figura professionale: il coordinatore scolastico.
A Bagno a Ripoli la sperimentazione del tempo pieno iniziò nell’a.s. 1971-72.
La scuola materna fu istituita nell’a.s. 1968-69 (con la Legge 444/68) la proposta ebbe grande consenso da parte delle famiglie ma nei primi anni lo Stato non fu in grado di programmarne il concreto sviluppo nei territori. Si ebbe in quegli anni una grande massa di domande non soddisfatta e di fronte al ritardo statale, nel 1970-71, fu istituita la scuola materna comunale che si integrò fortemente con la scuola statale e fu chiamata scuola comunale dell’infanzia esprimendo così la volontà di sostenere il diritto del bambino di accedere a una scuola formativa già dai tre anni.
In un Consiglio Comunale del ’70 si sostenne come questo tipo di scuola fosse “assolutamente indispensabile come reale campo di formazione del carattere e della personalità del bambino nell’età prescolare, in una società che vede l’inserimento della donna nell’attività produttiva” (delib. C.C. n.5 del 16.1.70 sulla situazione scolastica del Comune).
In questa situazione si fece sempre più forte la domanda generalizzata di una scolarizzazione elevata per contenuti; qualificata per i caratteri organizzativi, il personale e le strutture; partecipata e gestita in modo democratico e aperto alla compenetrazione con le istanze delle famiglie e della società; tutto questo comportò la scelta di fondo di una politica scolastica permanentemente rivolta all’affermazione del diritto a una scuola a partire dai tre anni di vita.

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